Dai 2001 circa ad oggi, con l'introduzione dell'euro, il prezzo delle abitazioni in Italia e quasi triplicato e si è sempre di più distaccato dal valore reale contribuendo ad innescare la crisi del mercato dell'edilizia.
Un appartamento di 100 metri quadri circa, in Nord Italia, che nel 1990 si poteva acquistare con 100 milioni delle vecchie lire, è oggi arrivato ad avere un valore di mercato di 300 milioni di lire. Nel frattempo quell'appartamento è "invecchiato" e necessita di ristrutturazione. Nel 1990 era in ottime condizioni.
Ma cosa è successo al contempo agli stipendi. Prendiamo un diplomato tecnico di buon livello, che nel 1990 dopo due o tre anni di lavoro poteva aspirare a due milioni delle vecchie lire. Oggi lo stesso diplomato, oltre 20 anni dopo, se trova lavoro, parte da 1000, 1200 euro ed arriva dopo due o 3 anni a 1500 euro circa che equivalgono a meno di 3 milioni delle vecchie lire nella migliore delle ipotesi, con un aumento molto piccolo del 50% (nella migliore delle ipotesi).
Per cui il mercato dell'edilizia in Italia è completamente scollegato dal potenziale d'acquisto reale delle famiglie.
Dati alla mano è con apparente sgomento che gli operatori del settore edile si chiedono come mai il mercato dell'edilizia stia crollando. La risposta però è talmente evidente e sotto gli occhi di tutti, prezzi delle abitazioni tecnicamente fuori mercato.
Come anticipato nel post: i prezzi delle abitazioni in Italia causano la crisi economica, è quindi evidente che una ripresa complessiva del mercato può passare solo da un riallineamento dei prezzi delle abitazioni al reale potere d'acquisto delle famiglie italiane.
Senza contare poi che di quei famosi 1500 euro guadagnati la gran parte se ne va in costi spropositati per alimenti, benzina etc.
Gli operatori del settore edile non si sono ancora resi conto della necessità di diminuire considerevolmente i prezzi ed ogni anno la discesa dei prezzi di listino è dei 3 - 5% con punte del 30% in alcune aree periferiche.
Il mercato però sta "riallineando" i prezzi da solo in quanto molti privati che hanno casa e si trovano nella necessità di venderla, soprattutto se è una casa di proprietà acquistata prima dell'euro, la vendono a prezzi del 50% sotto i prezzi di mercato proposti da agenzie immobiliari e costruttori edili.
Gli analisti prevedono che una discesa considerevole dei prezzi di mercato delle case genererà un'automatica ripresa dell'economia italiana perchè farà muovere inevitabilmente il settore delle ristrutturazioni, della mobilia, del risparmio energetico, della termoidraulica etc dando lavoro a centinaia di migliaia di architetti, costruttori, muratori, piastrellisti, idraulici, elettricisti etc.
La soluzione quindi non è certo tornare a dare mutui facili per importi alti ma abbassare i prezzi delle case molto semplicemente riallineandoli al reale ed attuale potere d'acquisto delle famiglie. In alcune zone d'Italia questo sta già avvenendo. Il nord, motore economico del paese fa fatica a capire queste logiche ed è anche per questo che l'economia non riparte ancora.
Un appartamento di 100 metri quadri circa, in Nord Italia, che nel 1990 si poteva acquistare con 100 milioni delle vecchie lire, è oggi arrivato ad avere un valore di mercato di 300 milioni di lire. Nel frattempo quell'appartamento è "invecchiato" e necessita di ristrutturazione. Nel 1990 era in ottime condizioni.
Ma cosa è successo al contempo agli stipendi. Prendiamo un diplomato tecnico di buon livello, che nel 1990 dopo due o tre anni di lavoro poteva aspirare a due milioni delle vecchie lire. Oggi lo stesso diplomato, oltre 20 anni dopo, se trova lavoro, parte da 1000, 1200 euro ed arriva dopo due o 3 anni a 1500 euro circa che equivalgono a meno di 3 milioni delle vecchie lire nella migliore delle ipotesi, con un aumento molto piccolo del 50% (nella migliore delle ipotesi).
Per cui il mercato dell'edilizia in Italia è completamente scollegato dal potenziale d'acquisto reale delle famiglie.
Dati alla mano è con apparente sgomento che gli operatori del settore edile si chiedono come mai il mercato dell'edilizia stia crollando. La risposta però è talmente evidente e sotto gli occhi di tutti, prezzi delle abitazioni tecnicamente fuori mercato.
Come anticipato nel post: i prezzi delle abitazioni in Italia causano la crisi economica, è quindi evidente che una ripresa complessiva del mercato può passare solo da un riallineamento dei prezzi delle abitazioni al reale potere d'acquisto delle famiglie italiane.
Senza contare poi che di quei famosi 1500 euro guadagnati la gran parte se ne va in costi spropositati per alimenti, benzina etc.
Gli operatori del settore edile non si sono ancora resi conto della necessità di diminuire considerevolmente i prezzi ed ogni anno la discesa dei prezzi di listino è dei 3 - 5% con punte del 30% in alcune aree periferiche.
Il mercato però sta "riallineando" i prezzi da solo in quanto molti privati che hanno casa e si trovano nella necessità di venderla, soprattutto se è una casa di proprietà acquistata prima dell'euro, la vendono a prezzi del 50% sotto i prezzi di mercato proposti da agenzie immobiliari e costruttori edili.
Gli analisti prevedono che una discesa considerevole dei prezzi di mercato delle case genererà un'automatica ripresa dell'economia italiana perchè farà muovere inevitabilmente il settore delle ristrutturazioni, della mobilia, del risparmio energetico, della termoidraulica etc dando lavoro a centinaia di migliaia di architetti, costruttori, muratori, piastrellisti, idraulici, elettricisti etc.
La soluzione quindi non è certo tornare a dare mutui facili per importi alti ma abbassare i prezzi delle case molto semplicemente riallineandoli al reale ed attuale potere d'acquisto delle famiglie. In alcune zone d'Italia questo sta già avvenendo. Il nord, motore economico del paese fa fatica a capire queste logiche ed è anche per questo che l'economia non riparte ancora.
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